giovedì 8 novembre 2018

Recensione " Jeremy Jenkhins e il fiore della montagna perduta "

TITOLO: Jeremy Jenkhins e il fiore della montagna perduta
AUTORE: Angelica Rubino
EDITORE: Apollo Edizioni
GENERE: Narrativa Moderna
PAGINE: 172
PREZZO: 15,00 € CARTACEO // 5,49 € EBOOK
VOTO: 3/5


TRAMA:

Nella Britannia del 999, Jeremy è un aspirante prestigiatore alla corte del re. Il suo viaggio comincia insieme a Sam, ex cavaliere deciso a riprendere il suo titolo, e alla sorella Janeka che vorrebbe diventare anch’ella un cavaliere. 
A corte Kamila, la vera erede al trono, è ridotta in schiavitù dal cugino, Re Deathproof, e dai suoi due figli. Tutti gli eroi accompagnati dal potere delle fate si troveranno in viaggio insieme al re alla ricerca del Melon, un manufatto celtico che può conferire vita eterna, con un obiettivo: ostacolare i suoi folli piani.

ESTRATTO: 

Era un uomo bello e desiderato da molte donne, ma solo una toccò il suo cuore: una ragazza di nome Gween, anche lei di origini celtiche, una regina, si dice, molto allegra di gran grazia, come il significato del suo nome che vuol dire “luminosa, brillante”. Dal loro amore grande nacque una bambina altrettanto bella. La chiamarono Kamila, il cui significato è: “perfetta."



Ho una passione sia per il fantasy, sia per le storie “in costume”, ambientate nei periodi storici che precedono l’epoca moderna, e questo gioca sicuramente a fare della storia di Angelica Rubino. 

Jeremy Jenkhins mette sul piatto degli buoni elementi: un’ambientazione che lascia ampio spazio all’immaginazione, un buon approfondimento della cultura celtica e una trama che ha tutte le potenzialità per dare vita a un ottimo libro. Abbiamo sul tavolo anche numerosi personaggi che si possono sfruttare e approfondire, che potremmo far conoscere, nonostante siano un po’ stereotipati. Sembra quasi che ogni personaggio voglia rappresentare una determinata “classe” di personaggi e le loro caratteristiche ricordano molto quelle di altre storie. Quasi qualcuno si fosse chiesto cosa succederebbe se mettessimo nella stessa storia Cenerentola e William Thatcher (Heath Ledger) di Il destino di un cavaliere.

L’ottima idea e trama della Rubino, però, non è rappresentata al meglio. 

Si notano da subito il linguaggio e la narrazione molto semplici, spesso quasi banali. Può essere una buona scelta se ci si indirizza a un pubblico giovane, ma diventa un problema quando minimizza l’importanza di alcuni momenti. Si arriva a metà del libro senza aver vissuto un vero e proprio momento di suspance e con l’impressione che la storia non sia ancora cominciata. Le situazioni conflittuali non solo si risolvono in poche righe, ma con un linguaggio che fa scemare ogni entusiasmo. Non si ha il tempo e il modo di empatizzare con i personaggi e di fare veramente il tifo per loro. 
A chi non piace soffrire insieme al proprio eroe durante la lettura o la visione di un film?

Il libro manca, inoltre, di precisione non solo nella descrizione e nella narrazione, ma proprio nello stile. Non è una cosa che giudico solitamente, ma questa volta gli errori sono diventati davvero pesanti durante la lettura e una volta che noti il primo, il secondo, poi una parte del cervello rimane lì in agguato pronta a trovare il successivo. La situazione peggiora quando ti accorgi che gli errori di battitura riguardano anche elementi di invenzione della Rubino come il nome della città che da Flourishing diventa Flourshing per qualche motivo.

La storia della Rubino è scorrevole, si legge senza molti intoppi e può essere un’esperienza carina se ci si accontenta di scoprire solo gli eventi che compongono la storia dei personaggi. 



Con una cura migliore e un maggiore approfondimento si sarebbe potuto meritare anche una piena quarta stellina. C’era abbastanza materiale da ampliare in ben più di 170 pagine. 


                                                                                                                 -Anamaria


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